Le Grandi Recensioni

Vittorio Zucconi – Gli Spiriti Non Dimenticano

Posted in libri by Ares on aprile 8, 2020

Il mistero di Cavallo Pazzo e la tragedia dei Sioux.

Magistrale opera di un gigante del giornalismo italiano, un libro che dovremmo leggere tutti per saperne un po’ di più sui nativi americani, sul loro declino causato dall’esercito americano e dai coloni europei alla conquista del West, e sui grandi capi e guerrieri che sono diventati il simbolo di un popolo ingannato, derubato, scacciato e infine sterminato e rinchiuso in riserve dove ancora oggi cerca di sopravvivere.

Incentrato sulla figura di Cavallo Pazzo, il racconto di Zucconi narra l’arco temporale che va dalla metà dell’Ottocento fino alla conclusione della lotta tra bianchi e le tribù delle Grandi Praterie del Nord. Mette in risalto i personaggi, le battaglie, i massacri e offre una visione del West ben diversa da quella “romantica” narrata in troppa cinematografia hollywoodiana. 

In altre parole, un’altra testimonianza di come noi europei siamo andati alla conquista di quasi ogni angolo del pianeta portando ovunque morte e distruzione sotto forma di massacri con armi e malattie. Purtroppo lo scontro tra civiltà è questo e la più debole è destinata a soccombere. Non hanno avuto scampo i più organizzati Inca e Aztechi, come avrebbero potuto sopravvivere o addirittura vincere le piccole tribù (spesso in lotta tra loro) a cavallo, con archi e frecce, contro un esercito che poteva schierare artiglieria pesante e mitragliatrici? A parte le piccole grandi vittorie/massacri come Little Bighorn, il destino era segnato.

Attenzione: circolano copie del libro con mostruosi errori di stampa. Nel mio caso da pagina 200 si salta a pagina 219 di un altro libro (sul fascismo, peraltro) che prosegue fino a pagina 250 per poi riprendere il libro originale. Io ho risolto cercando in internet la parte mancante (2 capitoli), ma quei fenomeni della Mondadori avrebbero dovuto ritirare le copie sbagliate. 

Buona lettura.

Godzilla II – King of the Monsters

Posted in cinema, mezze stroncature by Ares on giugno 11, 2019

2 ore e dieci minuti circa in cui dialoghi insensati e gente che sopravvive per sbaglio toglie spazio ai mostri.

Ma in fondo, ma chissenefrega (cit.), Godzilla torna a proteggerci perché qualche talebano ambientalista ha pensato bene di risvegliare i mostri addormentati nelle profondità della Terra. E questo perché 1. gli esseri umani fanno cagare ed è giusto che i mostri li estinguano per risanare il pianeta e 2. “Godzilla ha ucciso mio figlio”.

Il problema è che tra questi mostri c’è Ghidorah, che è enorme, ha tre teste che rispuntano appena ne tagli una, spara scariche elettriche devastanti e di fatto comanda tutti gli altri mostri che se ne vanno in giro a distruggere tutto.

Tutti tranne Godzilla e Mothra, che è una falena gigante amica di Godzilla.

E Kong? Lui se ne sta sulla sua isola, a lui non interessano le questioni terrene, è una persona seria e saggia e ha faccende ben più importanti a cui badare.

In ogni caso, il film di per sé non dice nulla di nuovo/avvincente/sensato. Gli attori sembrano svogliati, tanto sanno benissimo che chi andrà al cinema non lo farà perché interessato alla “trama”, ma solo ed esclusivamente per assistere ai combattimenti tra i mostri. Quindi perché sbattersi per risultare credibili? Anche il buon Charles Dance, può aver fatto una carriera da urlo ma ormai è solo Tywin Lannister.

Detto questo, mostri che combattono e distruggono: gli effetti speciali raggiungono vette notevoli, anche se complice l’oscurità delle ambientazioni a volte il tutto sembra un po’ troppo confuso. Ma funziona, e alla fine la vittoria di Godzilla con annessa sottomissione dei rimanenti titani (incluso quel/la bastardo/a di Rodan) fa piangere di gioia grandi e piccini…

Il prossimo capitolo, già annunciato per il 2020, dovrebbe vedere lo scontro tra King Kong e Godzilla. Sempre che si faccia davvero, perché questo secondo episodio pare non stia riscuotendo il successo sperato al botteghino complici alcune notevoli stroncature da parte della critica. Inclusa la mia: non sarò un critico, ma con tutti i soldi che hanno speso si poteva far di meglio.

Godzilla vs Cloverfield farebbe ridere. Pensateci, uomini di Hollywood.

Game of Thrones

Posted in mezze stroncature, serie tv by Ares on Maggio 21, 2019

Ricordo quando arrivò la prima stagione, quasi non me ne accorsi. Poi qualcuno mi disse “ma ci sono i draghi!”, e mi rimisi in pari (potenza dello streaming).

Da allora (seconda stagione), ho seguito con grande soddisfazione l’epopea di Westeros. Ho tentato anche di leggere i libri di Martin, ma mi sono fermato dopo i primi capitoli del primo perché, semplicemente, la sua scrittura non mi ha colpito.

Comunque sia, Game of Thrones ha accompagnato me e molti altri per tanto tempo e adesso che tutto è finito mi sento un po’ abbandonato. Ho assistito a un serial che definire colossale è poco: costumi, scenografie, effetti speciali, la costruzione di interi eserciti, attori bravissimi che hanno dato vita a una trama fatta di continui colpi di scena, alleanze, guerre, tradimenti, sospetti, vendette, sesso e violenza. Mai vista una serie con così tanti morti tra i protagonisti…e tutto ‘sto casino per colpa di fratello e sorella che scopano e un bambino che non doveva essere lì a vederli, e per il desiderio di potere di un arrampicatore sociale senza scrupoli e figlio di puttana come pochi (Lord Baylish)

Game of Thrones ha alzato l’asticella per le produzioni televisive, un vero blockbuster televisivo senza eguali.

Eppure anche per GOT vale la regola: tanto più è bella una serie, tanto più farà cagare l’episodio finale.

La sesta puntata dell’ottava stagione è una puttanata colossale: un intero continente dominato da casate di psicopatici, incestuosi, assassini, vigliacchi e traditori che si fanno la guerra per un trono di merda e alla fine cosa succede? Ve lo dico io.

Targaryen: sono rimasti in due Danaerys e Jon Snow/Aegon Targaryen, sono zia e nipote e lo hanno scoperto dopo aver iniziato a scopare (ma l’incesto è tradizione familiare, quindi ok). Il nipote, Jon, cresciuto come Bastardo e ripudiato urbi et orbi è i legittimo erede al trono, ma la zia è più figa e si è sbattuta un sacco per arrivare lì. E poi le è ancora rimasto un drago sputafuoco terrificante grazie al quale ha incenerito capitale del regno e nemici, oltre a migliaia di altri uomini, donne e bambini che non c’entravano niente, e ci fa anche capire che grazie al suo esercito di psicopatici selvaggi si impadronirà del resto del mondo uccidendo chiunque non si piegherà. Jon le dice “sì, sei la mia regina” e la uccide. Arriva il drago che brucia il trono del cazzo, lascia lì Jon e porta via il cadavere della sua mamma. Jon Snow viene condannato a tornare a fare quello che faceva nella prima stagione, Guardiano della Notte sulla Barriera a nord. Anche se i nemici dall’altra parte non ci sono più (e infatti scappa con loro in mezzo ai boschi e alla neve) e chi voleva la sua testa per aver ucciso Danaerys se ne va. Quindi a che serve allontanarlo?

Lannister: i peggiori figli di troia mai visti. L’unico che si salva è un nano scaltro e alcolizzato che ha tradito i suoi migliori amici, ha ammazzato suo padre, strangolato la sua amante e ha cercato di salvare il fratellone Jaime e la sorellona Cersei nonostante quest’ultima lo abbia sempre odiato per tutta la vita. Jaime e Cersei erano gemelli, scopavano, hanno avuto dei figli tutti morti ammazzati o suicidi (e uno di questi è stato uno dei personaggi più psicopatici della storia dei serial tv), e muoiono travolti dalle macerie della reggia. Speravo morissero sotto tortura ma va beh. Tyrion ha tradito Danaerys, meriterebbe la morte ma spiega a tutti perché il nuovo re deve essere il ragazzino storpio. Tutti d’accordo. Mah. Io ne avrei approfittato e avrei tolto di mezzo l’ultimo Lannister, troppo pericoloso per lasciarlo in vita.

Stark: gli unici “buoni”, di sicuro gli ultimi che volevano tutto ‘sto casino e in sostanza volevano solo stare in pace e per i cazzi loro. Gente del nord, fa freddo da quelle parti, non c’è tempo per cazzate. Sono rimasti in 3: Sansa, la principessina scema che con la sua stupidità ha inconsciamente fatto quasi sterminare la propria casata, è diventata Regina del Nord; Arya, la bambina che voleva avventure, si salva per culo, diventa un’assassina e poi alla fine si scopre novella Cristoforo Colombo; Bran, il bambino che scoprì Cersei e Jaime Lannister a scopare e venne da quest’ultimo buttato giù da una torre (e da lì è partito tutto il casino), rimasto storpio, scappa e diventa una specie di entità onnisciente e alla fine Re di tutto facendo chiaramente capire che era questo il suo piano. Nessuno obietta, mi sembra chiaro. In ogni caso, nord indipendente e uno Stark re dei sei regni rimasti, alla fine sono loro i vincitori.

Le altre casate: no comment.

Il trono? Sciolto dal drago incazzato per la perdita della mammina (ma l’assassino della mammina è rimasto lì, a lui neanche un buffetto).

Anni di intrighi, misteri, sotterfugi, battaglie, orrore, morte e violenza spesso gratuita per cosa? 7 stagioni per caratterizzare i personaggi, farli crescere e poi la fretta di chiudere tutto in 6 episodi perché? Per 7 stagioni Danaerys che ripete “io non sono come mio padre” e poi, quando la città si arrende e i nemici sono di fatto sconfitti, lei si incazza e la rade al suolo? Meno male che non era come suo padre (salvo aver carbonizzato e fatto ammazzare una quantità assurda di persone come ricorda Tyrion nel dialogo decisivo con Jon Snow). Le trame parallele? Intendo i Clegane, Varys (a chi ha rivelato la verità su Jon Snow prima di essere incendiato?) e tutti gli altri? Forse era il caso di utilizzare il budget meglio, più episodi per chiudere le varie vicende.

La scena finale mi è sembrata una brutta copia del finale del Signore degli Anelli di Jackson, tanto per dire.

Per me era giusto che fosse Danaerys a vincere. I Lannister andavano incendiati. Gli Stark lasciati a casa loro, che tanto non li vuole nessuno.

Eppure, nonostante un finale zoppicante, ci mancherà.

 

 

The Cloverfield Paradox

Posted in cinema, mezze stroncature by Ares on febbraio 9, 2018

Toh, chi si rivede, Cloverfield!

 

Siamo stati tutti colti di sorpresa, un po’ come all’apparizione del mostro nel capitolo iniziale.

A parte la geniale mossa di marketing con lancio del trailer durante il Superbowl e disponibilità del film due ore dopo via Netflix, veniamo al dunque.

In una stazione spaziale gigantesca ci sono un’inglese, un americano, una cinese, un tedesco, un russo, un brasiliano e un irlandese. Detta così sembra una barzelletta, poi tutti parlano Inglese tranne la cinese che parla Cinese ma capisce tutti (e tutti la capiscono e alcuni anche le parlano nella sua lingua madre, magia degli astronauti poliglotti). Ma non è affatto una barzelletta: la Terra è nella merda fino al collo, servono fonti di energia pulite e gratuite per scongiurare l’ennesima guerra e la fine del mondo, e trovare una soluzione è proprio quello che stanno cercando di fare gli scienziati in orbita nella stazione spaziale denominata, appunto, Cloverfield.

Ovviamente qualcosa va storto, molto storto. E questo qualcosa che va storto segna l’inizio di una serie di situazioni assurde che hanno un grande pregio e un grande difetto. Il pregio sta nel dare finalmente qualche indizio in più riguardo cosa sia successo nei precedenti capitoli (Cloverfield e 10 Cloverfield Lane); il difetto è che le situazioni assurde (ma anche drammatiche) si sono già viste e riviste in altri film di fantascienza ambientati in stazioni spaziali o astronavi, basta pensare al capostipite di un certo filone fantascientifico come Alien o al più recente Life.

The Cloverfield Paradox non è fatto male, ma poteva essere fatto molto meglio anche per sfruttare un cast in cui ci sono un paio di nomi importanti. Si corre di nuovo il rischio di vedere un gran lavoro gettato alle ortiche.

Non è finita qui. E’ già stato annunciato il quarto capitolo intitolato Overlord, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Riusciranno a non rovinare tutto?

The Hateful Eight

Posted in cinema by Ares on febbraio 12, 2016

8vo film di Quentin Tarantino

hateful eight

Premessa: distruggere una Martin del 1870 è imperdonabile, chi ha fatto la cazzata sul set (ovvero chi doveva avvisare il povero Kurt Russell di cosa aveva in mano Jennifer Jason Leigh) dovrebbe essere punito severamente. Va anche detto che quei fenomeni della Martin Guitars potevano benissimo evitare di prestare un pezzo da museo a Quentin Tarantino…

Detto questo, The Hateful Eight è stato stroncato da alcuni critici e anche da tanti spettatori che hanno accusato il regista di essersi fatto prendere la mano e aver creato un film inutilmente prolisso e, in sostanza, aver calcato troppo la mano indugiando nelle sue manie.

Sbagliato. The Hateful Eight è al 100% un film di Quentin Tarantino. Diverso dal solito perché questa volta il regista è riuscito a creare un giallo-thriller-western-pulp facendo montare la tensione minuto dopo minuto, infarcendo la storia con i soliti dialoghi al limite del surreale al quale ci ha abituati, inserendo (auto)citazioni dall’inizio alla fine e portandoci piano piano alla soluzione del caso attraverso i vari capitoli nei quali è diviso il film. Sinceramente, non capisco la delusione di parte di critica e pubblico, lo stile di Tarantino si è evoluto negli ultimi anni prima con Bastardi senza Gloria e poi con Django Unchained. Non siamo più ai tempi di Pulp Fiction, gli ultimi film giocano con la Storia che viene riscritta, adattata e distorta (pensare alla fine di Hitler in Bastardi) oppure diventa lo sfondo per mettere in scena gli ultimi “western”. C’è da chiedersi cosa farà la prossima volta (io spero sempre nel terzo capitolo di Kill Bill).

Riuniti gli attori simbolo del cinema tarantiniano: Tim Roth, Michael Madsen e Samuel L Jackson (di gran lunga il migliore, da metà film in poi la sua performance diventa gigantesca come ai tempi di Pulp Fiction) ai quali si possono aggiungere Kurt Russell, James Parks e Zoe Bell (storica controfigura di Uma Thurman). Nota di merito a Walton Goggins e a Jennifer Jason Leigh. Tutti riescono a pronunciare una battuta che entrerà a far parte della lunga serie di “frasi storiche” del cinema di Tarantino. Ce n’è per tutti: bianchi, neri, vecchi, giustizia, Abramo Lincoln.

Basta, andate a vederlo.

Jurassic World

Posted in cinema by Ares on giugno 20, 2015

Son passati 22 anni dal primo disastro a Isla Nublar, ed evidentemente nessuno ha ascoltato Alan Grant, Ellie Sattler e soprattutto Ian Malcolm.

jurassic world

 

Così, dopo aver rimesso in piedi il parco e riportato in vita i lucertoloni estinti ecco la brillante idea: creare un nuovo dinosauro più grande e spaventoso.

Bravi, bell’idea.

Col trucco dell’altra volta (e grazie allo stesso dottor Wu, vero scienziato pazzo della serie) il gioco è fatto, peccato solo che abbiano scelto pessimi animali per completare il dna mancante. Così l’Indominous Rex non è solo grosso e cattivo, ma anche molto furbo ed esce a far festa (leggi “uccidere ogni cosa abbia delle zampe”) tanto che nel giro di qualche ora il disastro è compiuto.

Insomma, Jurassic World soddisfa gli occhi ed è costruito sulla falsariga del primo film. Anzi, alcune scene sono proprio dei richiami a quanto già visto negli altri film della serie (sì, incluso il terzo). Alla fine diverte e continua a far sognare quanto belle e spaventose dovevano essere quelle creature vissute tanto tempo fa. L’unica pecca del film è data dai protagonisti: Chris Pratt e Bryce Dallas Howard non mi hanno per niente convinto, ho sentito la mancanza dei vecchi personaggi, soprattutto del professor Malcolm.

Comunque sia, Jurassic World è promosso, ma temo che abbiano in mente di farne altri col rischio di creare cose davvero imbarazzanti.

Godzilla

Posted in cinema by Ares on Maggio 23, 2014

Qual è il modo migliore per festeggiare il Cloverfield Day (22 maggio)?

Andare a vedere Godzilla, naturalmente.

Godzilla

Cosa rende questo Godzilla un monster-movie che merita di essere visto? Semplice: hanno voluto rendere omaggio alla produzione originale giapponese. Quindi Godzilla assomiglia molto alla bestiaccia che la Toho porta sugli schermi da 60 anni, gli umani in circolazione hanno solo il ruolo di morire o cercare di rendersi (in)utili in ogni momento, le città si fanno distruggere allegramente. Per essere precisi, è stato ripreso il filone del Godzilla “buono”, ovvero quando il nostro amicone fa il lavoro sporco e salva l’umanità. Gli antagonisti sono veramente dei bastardi, complimenti a chi li ha ideati, anche per aver ideato l’intreccio narrativo, che non sarà il massimo ma si è visto di molto peggio.

Rispettati tutti i cliché del genere catastrofico, ma la scelta di non indugiare sui soliti cliché rende il film molto più godibile (personaggi eliminati subito, niente bimbi rompicoglioni a intralciare il lavoro degli adulti e altro che non vi dico).

Soprattutto, a differenza di altri film del genere, è chiaro che quello che dovrebbe essere “l’eroe” è solo in balia di mostri alti 100 metri che si menano di brutto non curanti di cose, persone, città, navi, ponti, varie ed eventuali.

Ho letto le solite stroncature riguardo Godzilla, la più gettonata delle quali sembra essere “ma (il mostro) si vede poco (cosa dovevano fare, 2 ore di Godzilla che picchia tutti?), ed è lui il protagonista (sicuro?), erano più belli quelli vecchi (grazie per non aver citato il Godzilla del 1998)” eccetera. Cose scritte da chi non ha MAI visto i vecchi film e non ha ben capito il concetto di “evito di farti vedere subito il mostro perché voglio creare un po’ di tensione, chiaro? Hai presente Lo Squalo di Spielberg? O quegli stronzi dei velociraptor in Jurassic Park? ”

Il Re dei Mostri è tornato, ne sentivamo la mancanza.

World War Z

Posted in cinema by Ares on settembre 16, 2013

Morte, distruzione e Brad Pitt.

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La storia e’ semplice, e il filone catastrofico “fine del mondo e soprattutto dell’umanità” rimane sempre uno dei miei preferiti.

Un bel giorno, non si capisce bene chi-come-cosa-quando-perché il mondo si ritrova infestato da appestati simili a zombi. molto più veloci e incazzati degli zombi di Romero (e anche senza la voglia o la capacita’ di ballare di quelli di Thriller), che in sostanza mandano in merda tutto il pianeta. Il contagio e’ rapidissimo e non lascia scampo, città distrutte, non si capisce nulla e tutto sembra destinato all’inesorabile crollo.

In tutto questo Brad Pitt viene chiamato per una missione che dietro subdolo ricatto e’ costretto ad accettare.

Finale? Non ve lo dico.

World War Z è ben fatto, la furia degli infetti ricorda 28 Days Later di Danny Boyle (un must del genere) ma a differenza di questo non raggiunge vette di disperazione e perdita di ogni senso di civiltà. World War Z è pur sempre un film americano, quindi in qualche modo un happy end bisogna tirarlo fuori.

Pitt gira il mondo, fa di tutto, è il classico eroe buono e regge il film quasi da solo.

Voto? 7 pieno e anche qualcosa di più.

Pacific Rim

Posted in cinema by Ares on agosto 1, 2013

Guillermo Del Toro si conferma come uno dei registi più visionari e folli del mondo.

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Se fate parte della generazione cresciuta a pane e robot giganti che lottano contro mostri giganti usciti dalle viscere della Terra allora non potrete non apprezzare Pacific Rim.

Del Toro rende omaggio alle creazioni di Go Nagai e ai mostri Kaiju giapponesi con ulteriori richiami a Gundam, Godzilla, Robotech e tanti altri.

La storia è semplice: la Terra a intervalli regolari viene visitata da mostri grandi come un grattacielo che sono qui solo per ripulirla e far strada ai veri bastardi. I terrestri sono quindi costretti a creare dei mostri a loro volta, sotto forma di robot giganti comandati a coppie di piloti, interconnessi a livello neurale (tipo Avatar, ok?).

Risultato? Botte da orbi, morte e distruzione, drammi, bullismo a livelli impensabili, finale pirotecnico.

I primi 10 minuti di film sono una delle cose migliori della fantascienza di ultima generazione.

Sono sempre più sbalordito dai livelli raggiunti dalla computer-grafica: i combattimenti ma soprattutto i dettagli delle creature e dei robot sono pazzeschi.

Insomma, due ore di puro divertimento, quelle che servono al termine della giornata lavorativa.

Oblivion

Posted in cinema by Ares on luglio 27, 2013

Alla fine ho ceduto e l’ho guardato…

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Premesso che il filone post-apocalittico con la Terra distrutta e abbandonata mi ha sempre affascinato, Oblivion alla fine risulta essere il perfetto antidoto a quelle giornate in cui tutto non va come deve andare.

Spegni il cervello per 2 ore e ciao.

Oppure ti addormenti, e non c’e’ nulla di male…

Chiaro, no?

p.s. qualcuno fermi Tom Cruise, vi prego, non se ne può più.