Fiona Apple – Fetch the Bolt Cutters
Una luce nel buio della quarantena, e che luce!
Fiona Apple è un’Artista che sa farsi aspettare, questo Fetch the Bolt Cutters arriva 8 anni dopo il precedente (magnifico) The Idler Wheel, ed è appena il quinto album in 24 anni di carriera. Annunciato da qualche tempo, l’album arriva in formato digitale, quindi ve lo ascoltate via Spotify et similia in attesa che venga distribuito in cd, vinile e altri formati che potete trovare nello store ufficiale.
Come preannunciato in una lunga e molto interessante chiacchierata pubblicata sul New Yorker, Fiona ha fatto quasi tutto da sola, in casa, concentrandosi su voce, percussioni molto spesso ricavate da oggetti trovati in casa, e inserendo pochi altri strumenti facendosi aiutare da pochi fidati amici tra cui la sorella Maude Maggart. Ma quello che è davvero potente è rappresentato dai testi: una voglia di non stare zitta, anzi, di rispondere per le rime a chiunque, siano essi (ex) fidanzati, molestatori, politici e chiunque possa averla ispirata o fatta incazzare.
La Fiona Apple versione 2020 ha raggiunto la fase “faccio e dico quel cazzo che voglio e ‘fanculo a tutti”. Se il risultato è questo sono disposto ad aspettare altri 7, 8, 9 o 10 anni pur di avere un capolavoro come Fetch the Bolt Cutters.
Non esistono account social ufficiali. L’unica risorsa è una pagina Instagram gestita da qualcuno che evidentemente ha un canale aperto con la Apple. In un mondo ossessionato dai social network lei se ne sbatte e si fa i cazzi suoi, in auto isolamento ben prima del Coronavirus.
Led Zeppelin I
12 gennaio 1969, 50 anni fa, all’improvviso cambiò tutto.
Narra la leggenda che i Led Zeppelin impiegarono 36 ore per registrare il loro disco d’esordio, una manciata di canzoni tra nuove composizioni, cover e materiale risalente agli Yardbyrds che di fatto divennero l’archetipo dell’hard rock per i decenni a seguire. Jimmy Page stesso ha definito questo album come il suo preferito, proprio perché è il manifesto di ciò che erano i Led Zeppelin.
50 anni, ed è ancora magnifico. Da ascoltare ad alto volume.
The Beatles
22 Novembre 1968, viene pubblicato questo:
Il White Album dei Beatles è un Capolavoro. Punto. Fine delle discussioni. Nel giro di 3 anni questi quattro erano riusciti a passare da Rubber Soul, che già era notevole, a un doppio album passando per Revolver, Sergeant Pepper’s Lonely Hearts Club Band e Magical Mystery Tour.
Alcune delle canzoni dell’album bianco? Back in the USSR, Dear Prudence, Blackbird, While My Guitar Gently Weeps, Revolution (e Revolution 9 che tanto piacque a Charles Manson), Savoy Truffle, Helter Skelter, Birthday, Happines is a Warm Gun.
Si poteva chiedere di più?
The Rolling Stones – Totally Stripped
Dopo più di 20 anni dalla sua pubblicazione, torna in una veste aggiornata e ampliata uno dei lavori migliori delle pietre rotolanti.
Nel 1995 gli Stones erano pienamente entrati nella fase ultima della loro carriera: pubblicare un nuovo album a cui far seguire il megatour con annesso disco/video live, una routine che in sostanza si ripete da 20 anni. Ma il 1995 era anche l’epoca d’oro di MTV e dei concerti Unplugged, potevano le pietre rotolanti più famose del rock non dare la loro personalissima versione? Infatti venne pubblicato il magnifico Stripped che raccoglieva alcune registrazioni in studio e tratte da concerti molto intimi registrati in luoghi molto amati dalla band. L’album era un gioiello, band in gran forma e tanti classici del repertorio Stones con l’aggiunta di qualche cover tra cui forse la migliore interpretazione di Like a Rolling Stone mai sentita.
Ebbene, 21 anni dopo è arrivato nei negozi Totally Stripped, gustoso cofanetto da 1 cd + 4 dvd/Bluray (c’è anche la versione vinile) che raccoglie una versione rivista del disco del ’95 con una diversa scaletta, un documentario registrato all’epoca durante le registrazioni, e soprattutto i concerti completi tenuti al Paradiso di Amsterdam, Olympia di Parigi e Brixton Academy di Londra.
Imperdibile, non solo per gli amanti dei Rolling Stones. E non costa nemmeno uno sproposito, fatevi un favore e sarete delle persone migliori e più felici.
Mongrel State – Mestizo
I Mongrel State vengono da Dublino, ma in realtà hanno anima italiana, irlandese, spagnola e argentina. Sono musicisti che si sono fatti le ossa girando per anni in lungo e in largo per l’Irlanda e l’Europa fino a quando non sono riusciti a trovare la miscela ideale per proporre la loro musica.
E Mestizo è il loro primo album
Che genere fanno? Nel mondo anglosassone il loro genere viene spesso definito “americana”, ovvero un mix tra folk, rock’n’roll, blues che in alcuni momenti può ricordare Johnny Cash o certe colonne sonore dei film di Quentin Tarantino.
Mestizo (“meticcio” in italiano e, appunto, “mongrel” in inglese) è proprio questo: un’immersione in un genere musicale di chiaro stampo statunitense ma filtrato attraverso le diverse provenienze dei singoli membri della band.
10 canzoni ben suonate e prodotte in quel d Dublino, tra le quali si fanno notare Stray Dogs, Monster, Zombies on the Highway e How Many More Times ma anche la strumentale Quiero Volver e la conclusiva Rainy Day con la sua lunga e suggestiva coda che fa tornare alla mente i vecchi film western di Sergio Leone.
Il disco lo trovate direttamente nel loro sito ufficiale o su iTunes. Fatevi un piacere e supportate chi fa buona musica.
David Bowie – Blackstar
Addio, David.
Preceduto dai due singoli Blackstar (10 minuti scarsi e accompagnata da un video grandioso) e Lazarus, è stato anticipato come uno dei lavori più belli e importanti della carriera di Bowie.
Purtroppo, è anche l’ultimo, ma verrà ricordato (anche) come uno dei suoi (tanti) capolavori.
Capolavoro perché quest’uomo geniale anche alla fine è riuscito a creare un album sperimentale, tra il jazz, il rock, l’elettronica e tutto il mondo che ha vissuto nella sua testa, un mondo che ha affascinato orde di fans per quasi 50 anni e che, ne sono certo, continuerà ad affascinare future generazioni. Blackstar non è un album semplice, al primo ascolto può catturare o annoiare, ma sforzandosi nell’ascolto è possibile riuscire a cogliere la raffinatezza dell’opera.
Avanguardia. Bowie sembra essere tornato agli esperimenti sonori della seconda metà degli anni ’70, culminati nella trilogia berlinese e nella collaborazione con Brian Eno. C’è un’atmosfera cupa e contemporaneamente frenetica nelle canzoni, specie in Sue (or in a Season of a Crime), ma ci sono anche attimi di pace musicale come in Dollar Days col suo inizio che sembra una ballata pinkfloydiana.
Ad ascoltarlo ora, appena appresa la notizia della sua scomparsa, credo che in qualche modo David Bowie sapesse di essere davanti agli ultimi mesi della sua vita e per questo lo sforzo per creare qualcosa di unico e magnifico dev’essere stato immenso.
Ascoltatelo e basta. E poi riascoltate tutti i suoi album, e fateli ascoltare alle persone vicine a voi.
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