Pink Floyd – The Endless River
Ogni cosa è destinata a finire.
Mai avrei pensato di acquistare un nuovo album dei Pink Floyd. Ho nutrito poche speranze per anni, speranze definitivamente sepolte dopo la scomparsa di Richard Wright nel 2008.
Leggendo l’autobiografia di Nick Mason pensavo che quelle registrazioni fatte dai tre superstiti ai tempi di The Division Bell non sarebbero mai uscite dagli archivi.
The Endless River suona esattamente come lo hanno descritto: l’ultimo, doveroso, omaggio a Richard Wright e il capitolo finale della storia dei Pink Floyd.
Se state cercando cose come Wish You Were Here o Dark Side Od The Moon siete fuori strada. Se pensate che sia una cosa tipo “The Division Bell 2”, siete fuori strada. È stato detto più volte in queste settimane che sarebbe stato un album strumentale con una sola canzone in cui canta Gilmour, ed è esattamente questo.
Brani strumentali, come si possono sentire in Ummagumma, More, Obscured By Clouds. E’ da frammenti del genere e dalla semplice improvvisazione che in passato sono nate Echoes e Atom Heart Mother che sono senza dubbio alcuno la massima espressione dei Pink Floyd post Barrett e prima del dominio di Waters.
Credo che il senso di quest’album si racchiuda già nella seconda traccia It’s What We Do: musica.
The Endless River è pura e semplice musica. Un tappeto di basso, batteria, tastiere e chitarra con Richard Wright e David Gilmour che a turno emergono e regalano assoli di una semplicità struggente.
Si sono divertiti a lanciare echi di Welcome To The Machine e passaggi di Animals, richiami a The Wall (Allons-y), addirittura una parte della registrazione fatta da Richard Wright con l’organo della Royal Albert Hall alla fine degli anni 60 (Autumn ’68, richiamo di Summer ’68 in Atom Heart Mother) quasi a voler riassumere in meno di un’ora cosa è stata la musica dei Pink Floyd.
Le 4 parti in cui si divide l’album sono un costante dialogo musicale tra i musicisti. Nessuno prende il sopravvento, l’equilibrio è sempre stato uno dei marchi di fabbrica della band, così come la capacità di creare suggestioni pacifiche o drammatiche che in The Endless River non mancano, il sound è quello inconfondibile di Mason, Wright e Gilmour insieme.
Forse è proprio così che doveva finire la straordinaria avventura dei Pink Floyd.
Hanging on in quiet desperation is the English way
The time is gone, the song is over,
Thought I’d something more to say.
bella lì! ^^
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Avevo paura che fosse il solito album della band che si ricompone per corre dietro ai gusti del momento e far bestemmiare i vecchietti come me per essersi sputtanati per quattro spicci.
L’ultimo album “nuovo” che ho comperato è stato Black Ice degli AC/DC. Sono passati davvero tanti anni. Mi sa che dovrò rimettere la manina sul portafoglio… mi ricorderò come si fa?
Cordialità
Attila
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The Endless River serve a ricordarci quanto bravo era Richard Wright e quanto bene suonavano lui, Gilmour e Mason insieme.
Non te ne pentirai.
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Recensione interessante! Oltretutto ho saputo che all’interno dell’album c’è un’immagine cartografica delle Marche, vero? ma si conosce il nesso?
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Vero. Penso che la mappa sia in qualche modo collegata all’immagine della copertina.
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L’immagine è legata al 7° brano che si intitola Anisina!
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Puoi spiegare?
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Nelle Marchè esiste un’antica fabbrica di liquori “Anisina Olivieri”. Il itolo del brano è “Anisina” credo si tratti di un viaggio che i Floyd (o il solo Rick) fecero in Italia! ^^
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Ho trovato questo: http://www.neptunepinkfloyd.co.uk/forum/viewtopic.php?f=1&t=24041&start=525
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Grazie mille! Essendo marchigiana ero proprio curiosa al riguardo!
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[…] il precedente lavoro (e in generale ogni lavoro solista di Gilmour). I suoni sono molto simili a The Endless River, ed è legittimo il sospetto che alcune cose finite in questo lavoro siano in realtà state […]
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